Marco alla ricerca della verità

OTTAVO CAPITOLO

Marco era tornato a casa. Seduto sul divano in salotto, con la testa tra le mani,era sconvolto. Non poteva credere che la ragazza, per cuiaveva quasi perso la testa, fosse sua sorella. Eppure, da quello che Tea aveva detto,da come aveva ragionato fino alle conclusioni a cui era arrivata, tutto sembrava plausibile. Ma lui aveva bisogno di conferme; ora anche lui aveva bisogno di risposte: voleva sapere quella fanciulla che ruolo avesse o poteva avere nella sua vita.

Voleva sapere di più e chiarire una volta per tutte quella questione, ma prima di parlare con Tea, doveva parlarne con il padre.

Carlos Labonia, a questo punto, se le informazioni erano vere, sapeva esattamente come fossero andate le cose.Per conoscere la verità doveva parlargli di persona e andare nuovamente a Salerno. Il padre era un noto avvocato ed esercitava ancora la sua professione nel Foro salernitano. Da quando poi Marco si era trasferito a Roma, l'aveva sentito poche volte. Decise di richiamarlo e, col pretesto di passare insieme il suo 32° compleanno, lo aveva invitato a Roma per il weekend. Il padre, felice di sentire il figlio, aveva accettò con piacere.

Il venerdì pomeriggio il signor Carlos era arrivato alle 18:30 alla Stazione di Roma Termini e Marco era andato a prenderlo.

"Ciao papà! Hai fatto buon viaggio?"

"Ciao Marco! Si, con 'Italo' si viaggia davvero bene! Come va?"

"Beh!Dai, bene, me la cavo..." rispose Marco sorridendo.

Più tardi, arrivati a casa, cenarono sul terrazzino che si apriva davanti alla cucina di Marco. Il poliziotto, abituato ormai a vivere da solo, era diventato un discreto cuoco. La torta, però, l'aveva comprata: per quella aveva ancora bisogno di un po' di pratica.

Infine, davanti ad una tazza di buon caffè, il padre si accorse che qualcosa turbava Marco. Conosceva bene quel figlio, che da puro e idealista quale era sempre stato, difficilmente riusciva a nascondere qualcosa che lo agitava. In questo assomigliava tanto alla sua mamma, la donna che aveva sposato per assecondare la volontà paterna,con un matrimonio combinato come si usava molti anni addietro al Sud. Aveva con il tempo imparato a voler bene a quella ragazza, riconoscente dell'affetto e della devozione che sempre gli aveva rivolto, e di quel figlio, che aveva tirato su in modo impeccabile. Poi qualcosa era successo. I due si erano allontanati, fino a diventare due estranei. Marco aveva accusato di questo il padre che, intento a seguire la propria carriera di Magistrato, aveva trascurato la madre e la famiglia. Quando poi la donna era morte per un brutto male, un po' il dolore unito al rancore cresciuto nel tempo, aveva portato ad un allontanamento tra padre e figlio

Marco dopo la laurea in Giurisprudenza, aveva deciso di intraprendere un percorso diverso: aveva fatto il Concorso in Polizia, l'aveva superato ed era andato a vivere da solo.

Si sentivano di tanto in tanto; poi la partenza per Roma, fino all'invito per quel weekend, giunto inaspettato, ma che aveva reso felicissimo Carlos.

E ora, osservandolo, aveva la conferma che qualcosa era successo, la preoccupazione cresceva e allora, senza pensarci due volte, disse "Che c'è? Ti vedo strano, che hai? Qualche problema con il lavoro? Oppure qualche donzella ti sta facendo battere il cuore, eh?" Terminò con una battuta, per stemperare.

"No papà, mi dispiace deluderti, ma ci vorrà ancora un po' di tempo per diventare nonno!" Rispose Marco appoggiando la battuta.

"E allora che c'è?" insistette il padre.

"In verità, una ragazza l'ho conosciuta e, a quel che sembra, credo che anche tu la conosca..." rispose Marco.

"Ah, sì? Chi è?" chiese incuriosito il padre.

"Tua figlia!" concluse serio il figlio.

"Cosa?" sussurrò il padre, impallidendo.

"Perché non mi hai mai detto nulla? Sono passati quasi20 anni e io non ero degno di sapere? Sono o non sono tuo figlio? Ho una sorellae l'ho dovuto scoprire da lei? Almeno in questo meritavo la sincerità, quella che non mi hai mai rivolto. Non ti sei mai preoccupato nè di me nè della mamma. Noi, la tua famiglia non eravamo il tuo primo ed unico pensiero. Ora capisco, il tuo interesse era altrove, ma anche lì non hai saputo dare affetto né una famiglia! Ma che uomo sei? Come può un uomo,un padre abbandonare la propria figlia? Tea è stata adottata, mia sorella ha vissuto in un'altra famiglia. Non ho parole. Come è possibile che non provi un senso di vergogna? Mi hai sempre deluso, ho sofferto tanto, ma con questo hai superato ogni limite!" esclamò Marco furioso.

Il dolore era esploso dopo anni di silenzio; il bisogno di sapere aveva dato il via, ma il nido di affetti che gli era mancato aveva fatto il resto. Ora era lì, davanti al padre, un figlio divenuto adulto troppo presto, ma per cui non era ancora troppo tardi essere amato.

"So che sei arrabbiato, e hai tutte le ragioni. Proverò a spiegare, ma devi cercare di capire... non è semplice. E non è facile né essere un uomo, né essere un padre!Ho sbagliato, lo so, e solo ora comprendo quanto. Io non ho abbandonato nessuno, credimi, le cose non sono andate così. Di una cosa, però, devi essere certo: ti voglio bene e te ne ho sempre voluto, anche se non ho saputo dimostrarlo". Poi si avvicinò a Marco e lo abbracciò forte.


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