LA VERITA' NASCOSTA

SECONDO CAPITOLO

La pioggia non era cessata, e Marco notò che Tea era tutta bagnata poiché l'ombrelloche aveva era rotto. Le offrì allora la sua giacca per ripararsi e si avviarono verso il bar.

Arrivarono al bar 'Zer0ott8nov9' e si sedettero nella saletta interna. L'ambiente era accogliente e, dopo aver ordinato una cioccolata calda e un caffè, il poliziotto, toccando le corde giuste, le chiese perché fosse così scossa.

Tea, spinta dal bisogno di sfogarsi come un fiume in piena, cominciò a raccontare... "Dopo la morte di mio padre sono ritornata qui a Salerno. Ero stata contattata dal notaio Pigliabene per l'apertura del testamento con le ultime volontà di mio padre. Io, in verità, studio all'Università agli Studi "La Sapienza" di Roma. Amo l'arte e tutto ciò che la riguarda, perciò mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze dei Beni Culturali. Per necessità mi sono presa 'una vacanza' e sono qui". Disse questo, apostrofando con entrambe le mani ironicamente."Inizialmente, dopo la mortedi papà, ho alloggiato da mia madre il tempo necessario per sbrigare le pratiche necessarie in questi casi: i miei vivevano da separati da diversi anni.Tutto è andato più o meno bene, finché il notaio non ha aperto il testamento:mio padre aveva escluso mia madre dall'eredità; io ascoltavo con poco interesse, finché non hosentito una frase che mi ha sconvolto... "La signorina Tea, figlia adottiva del defunto Giovanni Della Rocca, erediterà l'azienda di famiglia e ...". Ero stata adottata!

I miei genitori, o quelli che ritenevo tali, che mi avevano cresciuto, difeso da tutto e da tutti, con cui avevo passato tutti i momenti belli e brutti della mia vita, erano adun tratto persone sconosciute. Mi voltai verso mia madre, chiedendo spiegazioni. Vidi bene le lacrime solcarle il viso. E io non ho sentito ragioni, non ho accettato scuse: abbiamo litigato come non mai e, alla fine, sono scappata via sbattendo la porta dello studio del notaio. Si, sono scappata in lacrime... tutte le mie certezze erano svanite come una bolla di sapone. Ho sempre amato percorrere il Lungomare e sedermi sugli scogli del molo. E anche oggi ho fatto lo stesso: mi sono rifugiata alla Spiaggia di Santa Teresa. Quel luogo per me ha avuto sempre un grande significato. Era lì che mi recavo da piccola con mio padre, o dovrei dire il signore che mi ha adottato, e che infondo era l'unico che mi capiva. Poi è arrivata la pioggia e sono dovuta scappare via... e poi, ti ho incontrato!"

Marco aveva ascoltato con grande attenzione.Spontaneamente le accarezzò il braccio per trasmetterle conforto.

"Devi essere forte. Capisco che è un momento difficile: la morte di un genitore è un grande dolore; lo so bene anch'io, poiché qualche anno fa ho perso la mia adorata mamma e ora mi è rimasto solo papà Carlos. E ritengo che sia ancora più complicato se a ciò aggiungi la scoperta di essere stata adottata!Ma un perché, una spiegazione a tutto questo ci sarà; sicuramente vi è una ragione. Devi dare a tua madre la possibilità di spiegarsi; e lei è l'unica che può ancora farlo. Io penso che i veri genitori non siano coloro che mettono al mondo un figlio, ma coloro che lo crescono". E, sorridendo, aggiunse: "Che errore madornale! Pensavo stessi scossa per la rapina, che fossi tornata sul luogo del delitto, invece no! Mi sbagliavo un bel po'!"

Ma Tea pensava ad altro... "Voglio sapere chi sono mia madre e mio padre. Ho il desiderio di incontrare i miei genitori biologici, ma non so come fare".

"Se vuoi, io ti posso aiutare, sono o non sono un poliziotto?" rispose Marco, sfoggiando un grande sorriso.

Tea, a quell'offerta di aiuto, era scoppiata nuovamente a piangere. Erano successe tante cose, ma infondo un aiuto le avrebbe fatto comodo.


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