Ritrovarsi... nuovamente!

 SESTO CAPITOLO

Era passato poco più di un anno e Marco ormai non aveva avuto più notizie di Tea. Si erano lasciati con l'accordo verbale di rivedersi in ospedale il giorno dopo, ma lei non si era fatta più vedere. Alla preoccupazione iniziale era subentrata la rassegnazione: non sapeva dove si trovasse e nemmeno come rintracciarla. Al numero che le aveva dato, non aveva più risposto, finché un giorno era risultata 'utenza non più abilitata'. Marco, però, non riuscita a dimenticarla, continuava spesso a pensare a quell'incontro e ai momenti trascorsi insieme: in lui qualcosa era successo, e non era solo perché lei aveva bisogno d'aiuto, era evidente.E anche a lei non era indifferente: non poteva pensare che il dolore, l'affetto, le attenzioni che gli aveva mostrato quando era in ospedale fossero finti. Ma lui non sapeva cosa e come fare.

Le speranze di poterla rincontrare stavano scemando, quando gli si presentò un'occasione e la colse: il trasferimento a Roma offerto dal comando, per il passaggio di grado.Cambiare luogo di servizio, e proprio nella città dove Tea studiava, gli sembrò più che una coincidenza, decisamente un segno del destino; altrimenti poteva essere una prospettiva di vita diversa, una scelta per ricominciare in un altro posto.

Trasferitosi nella capitale, Marco aveva cominciato a lavorare come vicequestore presso i Musei Vaticani. Inizialmente non era stato facile ambientarsi: una nuova città, un nuovo lavoro, poche relazioni. La voglia di cambiare lo aveva portato d'istinto ad intraprendere quella strada, senza tener conto delle varie difficoltà. Nonostante ciò, il lavoro procedeva senza intoppi e gli garantiva un buono stipendio.


Un giorno, prendendo servizio, avvertì che nei corridoi del Museo c'era più confusione del solito: una scolaresca, proveniente dalla Puglia, era alquanto chiassosa mentre visitavano le sale, nonostante la guida turistica, li richiamasse a maggiore contegno.

Interdetto se intervenire o no, fra la confusione sentì una voce a lui familiare: gli era sembrata quella di Tea. Non perse tempo, si avvicinò al gruppo e, scorgendo nel mucchio dei ragazzi, ne ebbe la conferma.

Lei, invece, non si accorse subito della sua presenza. Marco rimase a guardarla incredulo. Una strana sensazione cominciò a nascere dentro: era ancora più bella di come ricordasse e ancora una volta era riuscita a lasciarlo senza fiato! Dopo qualche attimo Tea si sentì osservata. Si girò e incrociò il suo sguardo. Poi lo vide avvicinarsi pian piano, mentre la scolaresca proseguiva il percorso.

Uno difronte all'altro si osservarono per qualche attimo in silenzio, poi: "Ma che ci fai qui?" chiese meravigliata Tea

"Potrei farti la stessa domanda! ... Non temere, non sono qui per arrestarti! Sono stato trasferito qui a Roma da circa un mese. Ho colto l'occasione al volo ed... eccomi qua!"

Intanto la scolaresca richiamava con insistenza la sua attenzione, erano davvero tremendi "Scusami, devo andare. Sto lavorando... mi dispiace!"

Marco non si scoraggiò: "Un caffè dopo?"

"Ok! Ti chiamo, quando ho finito... "

"Ma come puoi?"

"Ho conservato il numero" rispose arrossendo.

Marco rimase senza parole.


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