RICERCA DELLE PROPRIE ORIGINI

QUINTO CAPITOLO

Tea si era recata a trovare Marco in ospedale nei giorni successivi. Le sue condizioni erano migliorate, così aveva deciso che dopo l'orario di visita, si sarebbe recata al Comune di Salerno.

La spingeva ora un unico pensiero:scoprire l'identità dei suoi genitori. Tea prese ilnumero '25' dell'autobus che dal "San Leonardo" giungeva fino al centro cittadino; si sedette, mise le cuffie e cominciò ad ascoltare la sua playlist. Dopo circa mezz'ora arrivò al cancello d'ingresso del Comune, con l'ansia che la divorava. Chiese alla custode da che parte fosse l'Anagrafe. La signora, decisamente stravagante, prima attacco bottone con infinite domande, poicon gentilezza spiegò che l'Ufficio che cercava si trovava al secondo piano dell'edificio, però doveva salire le scale sulla destra, perché l'ascensore era rotto. Arrivata davanti la stanza indicata, chiese del Dott. D'Acunto.

Si presentò un signore di mezz'età, di statura piccola e pochi canuti capelli. Aveva un viso anch'esso piccolo, il naso pronunciato e inforcava un paio di piccole lenti da vista. Quando Tea si presentò, subito cordialmente si mise a disposizione e le mostrò i documenti che aveva trovato. A quelli aggiunse un altro volume che conteneva altre informazioni.

La ragazza, dopo aver preso posto ad una scrivania messa a disposizione, iniziò a leggere le varie pagine dei registri: cercavabambine con il suo nome di battesimo, coincidenze di date, e quanto altro al momento le potesse sembrare utile. Ci volle parecchio tempo, finché trovòuna bambina non solo con il suo nome, ma coincidevano data e luogo di nascita. Ora aveva almeno la conferma di essere salernitana; poi, scorgendo in fondo alla pagina, lesse il nome di chi l'aveva dichiarata: Carlos, il nome dell'uomo le sembrava familiare, lo aveva già sentito. Ma la cosa che la colpì di più fu leggere il cognome: Labonia. Era lo stesso cognome di Marco! Non era possibile! Allora si ricordò che erastato lo stesso Marco a dirglielo una volta. Doveva controllare, doveva sapere. Chiese al Dott. D'Acunto se poteva controllare anche i registri dell'anagrafe degli anni 1985 e 1986. Riprese la ricerca: aveva poche informazioni, ma con un po' di fortuna e molta pazienzaavrebbe potuto trovare ciò che cercava. E alla fine ebbe la conferma di ciò che pensava: Più di dieci anni prima Carlos Labonia aveva registrato un altro bambino, Marco. Così era, non aveva sbagliato. E ora che fare? Crisi e altro dolore! Le stava crollando il mondo addosso: aveva scoperto che il ragazzo, quello per cui sentiva più di una simpatia, quello che le stava iniziando a piacere, che le aveva fatto ritrovare un po' di serenità poteva essere, in realtà, suo fratello!Chiuse di colpo tutti i registri, salutò, ringraziò velocemente e uscì di fretta dal Comune,mentre le lacrime copiose si facevano strada sul suo volto.

Si recò al Convitto, nella sua stanza. Doveva decidere cosa fare. La scelta non era facile, ma una sola la soluzione, la più semplice: scappare il più lontano possibile. Provava imbarazzo, dolore, tristezza. E poi cosa dire a Marco? Ci voleva tanto coraggio e una forza che ora non sentiva. Mise i suoi vestiti nelle valigie e lasciò il suo alloggio. Alla Stazione comprò un biglietto del treno per Roma di solo andata. Lì era ormai il suo mondo, i suoi amici, gli studi a cui teneva tanto.

"Se non ho più nulla, neppure una famiglia, inseguirò almeno i miei sogni! Certo dovrò organizzarmi, trovare un lavoro per mantenermi, ma voglio ritrovare la serenità..."

Con Salerno aveva chiuso!


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