UN AMORE DIVERSO.....


SETTIMO CAPITOLO

Tea aveva dato appuntamento a Marco ad un bar vicino Piazza del Popolo. Era quellouna dei posti di Roma che preferiva. Lei abitava vicino all'Università in un appartamento che condivideva con altre studentesse.

Quella giornata era stata per lei intensa, e non solo a causa della scolaresca che aveva guidato tra le Sale dei Musei Vaticani e che decisamente le aveva dato filo da torcere.

L'incontro con Marco, inaspettato e casuale, l'aveva messa difronte alla necessità di avere con lui un chiarimento. Era fuggita da Salerno si, ma non dalla verità; o forse non aveva voluto affrontarla, volendo difendersi e proteggersi da altro dolore. La vita ti pone sempre davanti a degli ostacoli, che non si possono né evitare né aggirare. Arriva sempre il momento che devi affrontare la situazione, superare quel muro per poi accorgerti che, dopo tutto, non era così alto! Ed era arrivato anche per Tea questo momento. Aveva voluto lasciarsi il passato alle spalle, ma il pensiero ritornava sempre indietro. Il passato ritornava, forse per indicare la strada per il futuro. Aveva tanti amici, ma si sentiva sola: i legami e i valori di famiglia a cui era stata educata e a cui era abituata, cominciavano a mancarle. E non erano state neppure un segno di debolezza, quelle rapide e 'strategiche' telefonate fatta a sua madre in occasione di Natale e del compleanno.Le voleva bene, non poteva negarlo; era comunque stata colei che l'aveva cresciuta, curata, guidata, amata... lei, Eleonora, era stata la sua mamma, l'unica che avesse mai conosciuta.Era arrivato il momento di fare chiarezza, di riappropriarsi dei pezzi della sua vita che ancora le mancavano. Doveva parlarle, ma l'avrebbe fatto dopo.

Ora c'era Marco e doveva rivelargli cosa aveva scoperto. Perciò gli aveva dato appuntamento. Prima, però, aveva bisogno di una doccia rinfrancante, quindi tornò prima a casa. Si preparò con cura, come a voler fare una buona impressione a chi per la prima volta la vedeva sotto una luce nuova. Scese di casa e si incamminò.L'aria era molto afosa in quella giornata di giugno e per questo aveva indossato un vestito che le teneva scoperte le spalle. Prese la metropolitana e arrivò in breve al posto dove si erano dati appuntamento. Marco, invece, arrivò in ritardo, per un imprevisto durante l'orario di servizio.

Appena lo vide: "Pensavo non venissi più, ti ho aspettato un bel po', ma stavo perdendo la speranza di vederti comparire... stavo per andarmene..." Certo più di un dubbio che Marco le avesse dato buca le era venuto; e, forse, se lo meritava, ripensando a come era scappata da Salerno e come lo aveva lasciato, senza alcuna logica, senza alcuna spiegazione.

"Non ti preoccupare, tranquilla, e perdonami. Ho tardato perché sono stato trattenuto in Ufficio dal mio capoa causa di un'indagine che ha richiesto alcune verifiche del caso" si scusò Marco.

Si avviarono verso il bar che distava da lì circa cinque minuti a piedi. Una volta arrivati i due ragazzi ordinarono una bibita. Nell'aria si avvertiva un po' di imbarazzo, e entrambi, per prendere tempo, commentavano il caldo che c'era, il piacere della bevanda ghiacciata, e altre similari sciocchezze.

Poi Marco, non riuscendo più a trattenersi, chiese di punto in bianco: "Mi spieghi perché quel giorno te ne sei andata via così?"

"Hai ragione, il mio non è stato il più corretto dei comportamenti. Proverò a spiegarti... è giusto che tu sappia cosa e perché io abbia agito così. Voglio spiegarti, ma tu non mi dare della pazza..."

"Io?" chiese esterrefatto Marco. "Io, cosa c'entro io in quello che è successo? Io farti andare via? Io avrei voluto esattamente il contrario!"

"Anche per questo sono... andata via!" aggiunse Tea abbassando gli occhi di fronte allo sguardo sempre più meravigliato del ragazzo. Poi continuò "Marco, ascoltami, ti prego, proverò a spiegarti... quel giorno, dopo averti salutato ed essere uscita dall'ospedale, avevo deciso di proseguire la ricerca dei miei veri genitori.Seguendo le indicazioni che mi avevi fornito, mi sono recata all'Ufficio Anagrafe del Comune di Salerno, dal Signor D'Acuntoa cui mi avevi indirizzato. Gentilissimo si è messo a disposizione, fornendomi i documenti che cercavo e ho trovato..."

Spiegò i dettagli e cosa aveva scoperto, da una parte accennando velocemente ad alcune 'strane'coincidenze, dall'altra sperando che Marco le facilitasse il compito, giungendo alle sue stesse conclusioni. Il giovane, però rimaneva in silenzioso ascolto, anche se sul viso i muscoli sembravano alquanto contratti.

Tea allora capì di dover andare fino in fondo, ora o mai più "... quei registri... quei documenti... penso testimonino che noi siamo..."Tea non riuscì a continuare la frase, mentre le lacrime le solcarono il viso.

"Siamo cosa? Dimmelo, non avere paura!"la rassicurò Marco.

"Beh! ... noi... noi siamo ... Fratelli!" Lo rivelo alla fine d'un fiato, a bassa voce e trattenendo un singhiozzo.

"Tea, senti, se è uno scherzo, non è divertente! Non è possibile!" Dicendo così Marco si alzò "Si, si stai fuori di testa! Confermo!" E se ne andò via senza voltarsi.

Tea non si aspettava questa reazione. Non potevano lasciarsi così; allora lo rincorse, tra gli sguardi interrogativi delle persone sedute tra i tavolini del bar. Lo raggiunse e lo fermò.

"Per favore, aspetta, fammi spiegare meglio, cerchiamo di capire. Non scappare anche tu!" supplicò Tea.

"No, ora no. Ho bisogno di tempo, lasciami stare! Ti chiamerò quando avrò metabolizzato, quando sarò pronto, se sarò pronto!" Sussurrò Marco. Non solo aveva continuato a camminare, ma non le aveva rivolto neppure uno sguardo.

Tea per lui era una persona a cui aveva cominciato a volere bene, e ora quel bene necessitava di una ridefinizione. Se quella era la verità, diverso doveva essere il sentimento che li univa. E allora Tea aveva fatto bene ad andare via.


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